Le foto sono spesso mosse e sgranate. L'elicottero manovrava per permettere le inquadrature al fotografo della protezione civile e per fare i rilievi del caso, quindi scattavo un po' al volo e spesso attraverso il finestrino dal lato opposto. Plexiglas e condensa tra il mio obbiettivo ed il soggetto non hanno aiutato.
Ma quello che ci tengo a mettere in risalto è che bisogna finalmente acquisire la consapevolezza che con la natura, i fiumi, le montagne che franano ecc, bisogna imparare a convivere e non a combatterli.
Molte delle case come potete vedere, sono recenti. Alcune addirittura in costruzione. Molte altre erano probabilmente solo depositi per i campi o per la pesca, dove se entrava l'acqua ogni tot anni i danni erano limitati. Dopo sono state trasformate in abitazioni.
In un caso pare un canale sia stato coperto per fare posto ad una strada. Le case a monte probabilmente erano li da tempo ma quella che una volta era la via d'uscita naturale dell'acqua non esiste più.
Un altra zona allagata risalendo il fiume oltre ponte al Serchio.
Allucinante. Io lavoro nell'azienda che si vede nella foto 47. Grazie per queste foto.
RispondiEliminaUn reportage fotografico davvero significativo. Illustra la situazione meglio di qualunque servizio giornalistico o televisivo: l'immagine ferma consente un'osservazione dettagliata e suggerisce riflessioni consapevoli.
RispondiEliminaLa tristezza muta in angoscia di fronte all'evidenza che la natura non è matrigna ma siamo noi ad essere figli degeneri.
Complimenti, Orso, davvero una preziosa, puntuale testimonianza.