venerdì 25 febbraio 2011

Essere padri. Rapporto tra la genitorialità e l'interpretazione di Hawking della fisica relativista. 2



Scusate se pubblico doppio questo post ma pare che blogspot abbia deciso di dare i numeri con le date. Continua infatti a ricacciarlo indietro di un mese per quanto io mi ostini a cambiare la data.

Incollo sotto i commenti che erano già stati inseriti.


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Avendo ormai raggiunto mia figlia la maggior età, credevo di essermi lasciato alle spalle il periodo delle imbarazzanti domande che hanno come incipit "perché", a favore di altre, forse non meno imbarazzanti, ma a cui un genitore si sente solitamente più preparato a rispondere e che, magari con timore, si prepara ad affrontare da anni.
Per cui l'altra sera durante la cena ero debitamente pronto a rispondere a domande sull'amore, sulla pace nell'universo, sull'esaurimento delle scorte di petrolio e ben anche sul sesso, quando la pargola con aria innocente mi chiede se penso che esista altra vita intelligente nell'universo e se credo alla possibilità di viaggiare nel tempo?
Metto su on la modalità "padre maturo (ma non troppo) davanti a figlia ingenua (ma non troppo)" e replico nell'ordine:
A) Si credo esista altra vita intelligente nell'universo (e cito pomposamente Margherita Hack)
B) Non credo si possa viaggiare nel tempo.
Mi rilasso, abbasso la guardia (d'altra parte stasera non dovrò rispondere a domande sull'amore, il sesso e la pace universale) e... SBAMMMMM... mi arriva il colpo da KO.
"E perché non credi alle teorie di Stephen Hawking?"
Vacillo, balbetto qualcosa del genere "Stephen chi?", cerco di sorreggermi alle corde ma la pargola, intravista la possibilità di mettermi al tappeto non molla.
"ma si Stephen Hawking... Parli di fisica e non sai chi è Hawking?" (voce angelico accusatoria)
Dall'angolo mi viene in soccorso la mia compagna "a si non è quel fisico con problemi di disabilità che si occupa anche di astronomia" (voi non potete immaginare di quante risorse disponga un insegnate di danza). Per fortuna la cameriera suona il gong con la scusa di prendere le ordinazioni e io ne approfitto per riordinare le idee.
Chiarito di chi si sta parlando la discussione s'incentra su due punti
1-Stephen Hawking (se ho capito bene) non esclude l'esistenza di altra vita nell'universo. Non esclude nemmeno che l'universo abbia visto altra vita intelligente oltre la nostra. Ritiene però improbabile che forme di vita intelligente possano coesistere nello stesso momento in questo universo. Non impossibile ma altamente improbabile. Ancor di più ritiene improbabile, e qui sarebbe più appropriato dire, impossibile, che queste forme di vita possano mai incontrarsi.
E fin qui ci arrivo. Posso non condividere del tutto ( ma io sono solo un padre inadeguato, lui un grande fisico..) ma comprendo...
2- Stephen Hawking si dice convinto che si possa viaggiare nel tempo, ma solo in avanti. Per dimostrarlo si rifà al famoso esempio degli astronauti che partono per un viaggio a velocità relativistiche. Al loro ritorno sulla terra scoprono che per chi è rimasto il tempo è passato più velocemente ed un padre che ha lasciato un figlio in tenera età, scopre che ora questo è più vecchio di lui.
A questo punto mia figlia mi racconta di un esperimento mentale proposto in un documentario della CNN e che prende spunto da questa idea di Hawking. Se si costruisse un treno in grado di viaggiare a velocità prossime a quelle della luce ed una ferrovia che circumnaviga il globo, i passeggeri di quel treno potrebbero viaggiare, ad esempio per una settimana, partendo dal punto A, girando più volte attorno alla terra, ridiscendere al punto A ed accorgersi che in realtà sulla terra sono passati alcuni anni. Questa sarebbe di fatto una macchina del tempo.
E qui la mia mente vacilla davanti al paradosso. Pur conoscendo le grandi linee della relatività e anche i paradossi che essa propone, mi sfugge sinceramente un punto.
La velocità è relativa all'osservatore. Quindi se è vero che il treno si muove rispetto alla terra ad una velocità prossima a quella della luce, è anche vero che per gli osservatori sul treno, è la terra a muoversi a quella velocità mentre invece il treno, rispetto a loro è fermo.
Di conseguenza... perché il trascorrere del tempo dovrebbe rallentare solo per loro? Se gli osservatori a terra vedono rallentare il tempo sul treno, perché non dovrebbe esserci lo stesso effetto anche per chi dal treno, osserva gli eventi fuori dal finestrino?
Chi mi aiuta a riaffermare la mia (benevola) autorità paterna?

Per chi fosse interessato agli articoli di Stephen Hawking, ne potete trovare alcuni sul suo sito:

http://www.hawking.org.uk/


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4 commenti:

ataru1976 ha detto...

Sicuro sicuro che tua figlia abbia solo 18 anni?
Non è che sei tu ad aver viaggiato in quel treno e ora tua figlia è una trentenne? O_O
Forse sarò sfigato io, ma le persone che conosco (anche più che diciottenni) mi sanno parlare giusto del grande fratello e io, che non lo guardo, non so mai che dire.

Per quanto riguarda il tuo dubbio, penso che per comprendere bene l'esperimento, ci si dovrebbe porre al di fuori di entrambi i sistemi: è il treno che viaggia vicino a c, non la terra.
Perciò il tempo sul treno è accelerato rispetto a quello sulla terra.
Spero di essere stato chiaro e di non aver sparato troppe eresie...

allison ha detto...

si tratta del paradosso dei gemelli,un'apparente contraddizione alla relatività ristretta. In realtà chi sale sul treno non si muove solo alla velocità della luce. ma accelera per raggiungere questa velocità. questa accelerazione fa si che la simmetria si rompa.

Orsovolante ha detto...

Sono convinto che abbiate ragione ma...
@ataru perché il treno viaggia vicino a C e la terra no? Qual'è il sistema di riferimento dell'osservatore? Se egli fosse seduto su un fotone partito dal sole anche la terra viaggia vicino a C

@Allison
Si ma anche la terra accellera per chi sta sul treno... è ben vero che chi sta sul treno "cambia" sistema di riferimento accelerando per poi tornare a quello della terra decelerando (ok in fisica si tratta sempre di accellerazione :-) )... probabilmente è in questo passaggi da un sistema di riferimento all'altro che sta l'inghippo che mi sfugge.

PS mia figlia ha appena compiuto 19 anni... temo qualche volta abbia guardato il GF ma il bello è che fa studi classici.
In ogni caso tendo a riporre nei giovani molta più fiducia di quanto vedo fare da molti adulti e questa cosa è anche causa di molte discussioni con i miei colleghi e conoscenti in genere.

Orsovolante ha detto...

@Allison

Non ricordavo il nome del paradosso... quello dei gemelli e la tua dritta è quella giusta. In effetti bisogna tenere conto n0on di due ma di tre sistemi inerziali.
Per adesso sto leggendo la soluzione su wiki, poi, se sopravvivono abbastanza neuroni, provo a cercare qualcosa di più scientifico (ma la vedo dura :-) )

Energia

Ieri, mentre rientravo in Piemonte dalla Toscana, ho notato il gran numero di impianti solari che stanno sorgendo sulle colline dell'astigiano e dell'alessandrino.
Tempo fa avevo notato lo stesso proliferare nelle langhe cuneesi.
Ora ritengo che l'investimento solare sia una cosa benemerita, però ho la sensazione che cosi come si stanno realizzando le cose in Italia, si stia rischiando di fare dei danni, e grossi, anche in questo campo.
E credo anche che il motivo fondamentale per cui questo succede, è la volontà politica di voler garantire grossi guadagni a pochi soggetti, anziché di distribuire i vantaggi tra tutti.
Chiariamoci bene. Non voglio dire che i grossi investitori non debbano poter agire in questo settore o che si debba arrivare ad una specie di comunismo energetico, credo però che il sucesso delle "alternative" sia inscindibile dalla possibilità di "produrle dal basso".
La mia idea, espressa già in tempi non sospetti, è che la produzione di energia solare (ma in alcuni casi anche dell'eolico, del geotermico ecc..), si sposi bene con il concetto di "micro e mini produzione".
Per intenderci credo che sarebbe necessaria una normativa che consentisse a tutti la realizzazione dell'impianto sul tetto, o anche solo di mettersi un pannello in giardino o sul terrazzo al posto della parabola.
In teoria si può... in pratica la complicazione burocratica è tale per cui tutti coloro che conosco, hanno abdicato, o rinunciando del tutto alla realizzazione, o affidandola a società che si prendono carico della realizzazione e degli oneri burocratici, ma in cambio prendono anche parte dei proventi e di fatto mantengono il controllo sull'impianto per diversi anni.
Insomma... di fatto siamo ben lontani da quello che ho visto anni fa in un supermercato tedesco dove veniva venduto un kit completo di 2 pannelli solari, il contatore apposito per lo scambio energetico con la linea, ed erano allegati gli unici 2 moduli da compilare per adempiere alle formalità burocratiche.
Tutto questo ha anche un altra conseguenza. E' chiaro che una grossa società ha poco interesse a perdere tempo con i 2 pannelli che posso montare sul tetto della baracca in giardino. Molto meglio, dal suo punto di vista, poter investire su un grande impianto, magari ricoprendo la collina a fianco di pannelli. Solo che la collina a fianco prima produceva dell'ottimo vino ( o frutta, o frumento ecc..) adesso produce energia.
Con una burocrazia meno rigida probabilmente avremmo potuto ottenere lo stesso risultato, o di poco inferiore, rivestendo di pannelli i tetti delle case, le pensiline degli autobus ecc... e potremmo ancora gustarci il vino prodotto dalla collina. Insomma avremmo sfruttato quelle tare del territorio già presenti invece di crearne di nuove.
A mio avviso il problema dell'occupazione del terreno agricolo, da parte degli impianti fotovoltaici, non è affatto trascurabile.
Un impianto come quello della foto ( se cliccate accedete all'articolo da cui l'ho tratta) occupa poco meno di 67.000 metri quadri. L'equivalente di 17 giornate agricole piemontesi e mezza.
In questo caso si è trattato del recupero di una cava d'inerti dismessa ( ma ne poteva comunque uscire un frutteto o una vigna), ma è chiaro che col diffondersi di impianti di queste dimensioni il rischio per il territorio e per la stessa produzione alimentare è elevato.
Come conciliare allora la neccessità di produrre energia (il più pulita possibile) con la salvaguardia dell'agricoltura e del territorio?
La mia idea l'ho già detta sopra. Pur comprendendo che vi sarà sempre bisogno di grandi impianti, credo si debba dare spazio alla mini produzione autonoma e che questo si possa fare solo deburocratizzando le procedure. Dall'altra invece ci vogliono normative che impediscano il saccheggio delle aree pregiate, che sono un bene collettivo, da parte di chi dispone di ingenti capitali.
Tutto questo non può però prescindere dal diffondere un educazione del risparmio energetico. Altrimenti nemmeno ricoprire tutta la pianura padana di pannelli fotovoltaici e le Alpi di generatori eolici, risolverà il problema.

mercoledì 23 febbraio 2011

Si può sempre scegliere da che parte stare...

...e quando ci si rifiuta di bombardare i propri concittadini inermi non si può essere chiamati traditori.

Le notizie sono ancora molto confuse ma sembra che un numero crescente di piloti militari libici stiano disertando, alcuni sarebbero atterrati a Malta, altri si sarebbero lanciati facendo precipitare l'aereo, disobbedendo all'ordine di fare fuoco sulla popolazione.
Considerando cosa rischiano loro e le loro famiglie nel caso il regime riesca a riconquistare il potere, non possono che avere la mia solidarietà a prescindere.


Questo dovrebbe essere uno degli aerei con cui i piloti hanno disertato. Foto originale qui.

martedì 22 febbraio 2011

Edit 1; I conti, finalmente.

Post aggiornato in fondo.
E dopo lunghissima attesa il fisico bestiale corrado (minuscola voluta), ci produce i conti con cui vorrebbe dimostrare che gli aerei non generano acqua a sufficienza per produrre una scia.
Qui l'articolo riproposto su Straker Enemy (mica gli vado a regalare dei click).

Ho poco tempo per cui al momento ripropongo il commento inserito su SE. Credo ci sia materiale sufficiente per dimostrare ancora una volta la malafede di certi personaggi.
Notate come il nostro fuffaro passi con disinvoltura dal peso, al volume, alle distanze lineari.
Orsovolante said...

Corrado... è innutile che fai il giochino del consumo al km.
Il dato vero è rilevante è che per ogni km di kerosene bruciato [ E UN FISICO DOVREBBE SAPERE CHE I CONTI IN CHIMICA SI FANNO A PESO E NON A VOLUME] si producono 1,4 kg di acqua e che per produrre questo 1,4 kg si utilizzano 26 kg di aria (non ho fatto i conti, vi prego di verificare).
Quindi viene immesso 1,4 kg di acqua ogni 26 kg di aria. Circa il 4-5% quindi dei gas allo scarico sono costituiti da acqua prodotta dalla combustione. A quest'acqua bisogna aggiungere quella già presente in atmosfera.

Corrado il tuo giochino dei litri per km è solo un escamotage per gettare fumo negli occhi e chi ti ha dato una laurea in fisica se ne dovrebbe vergognare.

Edit1:
Non ho ancora avuto il tempo e l'occasione per fare alcuni conti (non sono a casa ed i manuali da cui solitamente attingo ai dati non sono con me), ma un paio di considerazioni si possono fare subito.

A) Corrado stesso ci conferma che l'acqua rappresenta 1,4 volte il carburante in peso e 1,1 volte in volume...
Bene. Basta consultare la scheda tecnica di un qualunque aereo di linea, per scoprire che con il pieno di jet A 1, il carburante rappresenta oltre il 50% del carico.

Quindi corrado ci conferma, che qualunque altra sostanza venisse dispersa, avrebbe una concentrazione simile se non minore a quella dell'acqua prodotta dalla combustione a meno che:
1) l'aereo non decolli con pochissimo carburante. (ma la concentrazione non sarebbe mai elevatissima)
2) la teoria delle scie chimiche rinunci a ritenere tali quelle lunghe centinaia di chilometri

Corrado ci deve quindi spiegare cosa renderebbe cosi visibili le scie e a quale concentrazione e magari farci i calcoli di controprova.

B) in realtà per saturare un metro cubo d'aria a meno 40° serve pochissima acqua. Se a +10° sono già sufficienti 9 ml, a 8000 mt e - 40 ne bastano 4 ( vi prego verificate e ditemi se sbaglio).
Quindi un kg di acqua ( o per dirla alla corrado, approssimando un litro) può saturare 40575 metri cubi d'aria. Ovvero un litro di acqua può produrre una scia di 100 mt di sezione e lunga oltre 400 mt. E senza contributo dell'umidità esterna.

mercoledì 16 febbraio 2011

737 grass strip

Questa foto proviene da qui.


Visto che il declino delle scie comiche ci regala il tempo per parlare di cose migliori, proseguo qui il discorso legato alle operazioni dei 737 da piste semi preparate cominciato nei commenti al post precedente grazie a questa foto segnalata da blekoldshaflo.

Siamo abituati a vedere gli aerei di linea, anche il piccolo 737, in grossi aeroporti dotati di lunghe piste in asfalto o cemento e ampi piazzali degli stessi materiali. Per cui fa un certo effetto immaginarci gli stessi aerei operare da piste che sono in realtà dei prati. Eppure questo accade relativamente spesso e il robusto 737 è uno degli aerei in grado di decollare da un capo di margherite... perlomeno se il campo e ben rullato, falciato e sufficientemente lungo.

Le principali notizie sulle operazioni dei 737 da piste semi preparate le possiamo trovare sul sito a lui dedicato, qui.

Questa specie di sci è in realtà poco più di un parafango. serve ad evitare che i sassi alzati dalle ruote del carrello anteriore, possano essere proiettati verso i motori o altre parti dell'aereo.
le gondole motore dispongono di appositi getti di aria compressa opportunamente orientati, che hanno lo scopo di allontanare i materiali più leggeri dalla presa d'aria ed impedire che vengano ingeriti dai compressori.
Nel vano carrello sono presenti delle griglie metalliche allo scopo di evitare che gli eventuali detriti proiettati dai pneumatici, possano danneggiare parti vitali degli impianti.

Anche per i flaps sono previste protezioni aggiuntive.
Tutte le foto "tecniche" provengono dal sito www.b737.org.uk

giovedì 10 febbraio 2011

Checklist per copiloti

giovedì 3 febbraio 2011

Adeguamenti salariali.



Una volta erano 6000€ ma si sa... tutto aumenta.
Qualcuno può fare due conti con l'indice ISTAT?