Pino Amato |
Pino è uno di quei piloti in grado di riportare coi suoi racconti, l'aviazione a quella dimensione un po' romantica e un po' eroica che possedeva ai suoi albori.
Ho la fortuna di conoscere Pino e anche quella di essere stato trainato da lui. Ogni volta che lo incontro mi racconta un episodio inedito della sua avventurosa vita da pilota. E ogni episodio è contemporaneamente vero ed incredibile. Con gli aneddoti di Pino si potrebbe scrivere un libro enciclopedico sulle disavventure a cui potenzialmente va incontro un trainatore e su come uscirne (spesso in modo fortunoso). Ma si potrebbe anche scrivere la storia di quando gli aerei si facevano volare con il "manico" e lo strumento più importante era il "sedere".
Oggi non si può più atterrare con lo Stinson sul cantiere della tangenziale a recuperare un aliante che li ha dovuto atterrare, con il rischio di decollare con un cono di gomma da segnalazione stradale, incastrato nel timone. Episodi che narrano anche di un mondo e di un cielo che la velocità e la tecnologia hanno reso troppo piccoli, per chi ama volare per il semplice gusto di stare in aria.
Qui il pdf con l'articolo originale corredato di alcune fotografie.
Per approfondimenti:
http://www.aeroclubtorino.it/monografie-trainatore.htm
Un “trainatore” d’altri tempi
comandante Pino Amato – Aero Club Torino
Ci sono piloti che a mio avviso vale la pena di “raccontare”, non fosse altro che per ricordare alle giovani leve la passione con la quale hanno dedicato una vita al volo.Presso l’Aero Club Torino abbiamo la fortuna di avere alcuni “frammenti di storia” che ancora, pur saltuariamente, frequentano il ns. Aero Club, in particolare la sezione Volo a Vela in quanto, casualmente, tutti ex Volovelisti.
Proprio Pino Amato, recentemente intervistato, ha raccontato alcuni episodi ed aneddoti di una vita a dir poco avventurosa, da cui traspare un personaggio d’altri tempi, di quelli forgiati “a caldo”, e che ha dedicato l’intera esistenza alla passione del volo.
Per iniziare con il brevetto di Volo a Vela e la scuola di guerra frequentata presso l’Accademia Aeronautica di Ferrara nel lontano 1943 ( Pino è del ’22!), per poi venire mitragliato sui cieli di Chivasso da alcuni Spitfire mentre faceva esercitazioni acro con un CR42, ed in seguito rischiare almeno un paio di volte di esser fucilato prima che finisse la guerra. Erano altri tempi, e soprattutto dopo l’8 Settembre, non era poi così scontato il restare vivo scappando dopo essersi scavato la fossa con la minaccia dei fucili!
Finita la guerra Pino consegue il brevetto di II° grado e approda all’Aero Club Torino iniziando la sua lunga carriera come trainatore di alianti.
Grande allevatore di cani lupo (uno di questi gli salvò una volta la vita), impiegato presso l’INPS di Torino, Pino dedica tutto il suo tempo libero al volo, alternando l’attività di traino alianti a voli come solista sugli alianti del Club (inizia con le prime “strisciate” su alianti dai nomi impronunciabili quale lo “Zoegling” per passare all’Asiago, K7, K6, Ask13, Ask21, ecc.);
all’epoca il brevetto di Volo a Vela si conseguiva iniziando da subito su alianti monoposto, effettuando le cosiddette “strisciate” per poi passare a voli “alti”, un po’ come ad oggi si fa nel parapendio, probabilmente senza utilizzare la radio per le comunicazioni con l’allievo…..che tempi!!
Sposato con la compagna per la vita Wanda, eroina.....poco pubblicizzata ma non per questo meno importante, come molte altre mogli di piloti, inizia ad accumulare ore di volo sugli aerei trainatori del club;
il “mestiere” del trainatore, apparentemente semplice, richiede esperienza e perizia in quanto, in particolari situazioni, può nascondere le insidie caratteristiche degli alianti, note “!macchine da brutto tempo”;
si pensi ad un traino in montagna con 30 nodi di vento da Ovest (tipico della Val di Susa in condizioni di brusco salto barometrico), immaginando di arrivare sottovento ad un costone per portare un aliante fin dentro ai “tipici rotori da onda”, o si immagini un pilota maldestro che alza la coda al traino (situazione potenzialmente mortale per il pilota che traina), od ancora un motore che perde giri nei primi metri della salita con l’aliante attaccato……..oppure un aliante che per una improvvisa turbolenza avvolge il cavo intorno alla propria ala generando un improvviso violento incremento di resistenza che rallenta il rimorchiatore…..
E Pino durante 50 anni di voli ne ha viste proprio di tutti i colori…mi ricordo che quando c’era Ovest (vento forte) era uno dei pochissimi che continuava a volare, e di cui ci fidavamo noi aliantisti. E mi ricordo delle sue caratteristiche entrate in campo, scivolando d’ala per perdere rapidamente quota; oppure di quando è tornato con una lepre già
spellata attaccata al ruotino di coda, o quando ha capottato con lo “Stinson L3” nel grano per una piantata al motore..o quando è quasi stato centrato in volo da un aeromodello….
Mi ricordo quando diceva che era il secondo al mondo per numero di “cicli” di traino, ma attendeva di divenire il primo….diciamo per sopraggiunti limiti d’età del suo concorrente….Pino ha accumulato qualcosa come 5000 ore di volo a motore, un po’ meno quelle di volo a vela, nonchè qualche ora di Ulm; ancora oggi vola qualche volta in biposto (poco tempo fa abbiamo fatto un ora e mezza di “termica” forte, nonostante avesse esagerato con i peperoni a pranzo!), guida regolarmente la macchina a 87 anni e….produce ancora qualche litro di un vino molto buono!
Resta a mio avviso uno dei simboli dell’Aero Club Torino, e non solo, insieme ad una manciata di altri piloti, di ferro….di cui magari parleremo in un’altra occasione.
Ottobre 2011 Marco Ghivarello
ma questo non è un uomo, è un monumento nazionale!
RispondiEliminaun autentico esponente della "gente dell'aria"!
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